mercoledì 1 dicembre 2010

27° Firenze Marathon (il report)

La settimana che ha preceduta la gara è stata molto carica di tensione e preoccupazioni. L’attenzione verso tutto era al massimo; dall’influenza alle illusioni, dall’allenamento troppo scarico al rischio d’infortunio ecc. ecc. Come si suol dire stavo perdendo la bussola! E’ per questo che ad un certo punto ho preferito isolarmi da tutto e da tutti per trovare la giusta concentrazione. L’obiettivo era presentarmi alla partenza il più scarico possibile sia fisicamente che mentalmente. In questa settimana pre gara ho seguito tutto il protocollo pre maratona alla lettera, cosa che non avevo mai fatto in precedenza per il troppo impegno e sacrificio che richiede! Il protocollo pre maratona non è altro che un check up da spuntare di cose e orari da seguire per arrivare al top alla partenza. L’ho trovato parecchi anni fa in rete e poi modificata nel corso delle nuove esperienze. Inizia il lunedì precedente alla gara e termina a 20’ dall’inizio della gara; concerne l’alimentazione, liquidi ecc. Tuttavia tre pensieri mi assillavano; nell’ordine il primo è stato un fastidio ai tendini inferiori del polpaccio destro (poi affievolitosi con i massaggi); poi un fastidio alla caviglia sinistra (stillettate preoccupanti) ed infine la meteo! La preoccupazione per la caviglia è quella che mi sono portato dietro per tutta la gara.

Sabato 27.11
Parto con calma da casa ed in 4ore e mezza arrivo all’expo di Firenze. Ritiro il pettorale, pacco gara e giretto tra gli stand. Riprendo l’auto e vado in albergo, da dove non esco più fino alla mattina della gara. A cena e senza volerlo, forse ho peccato di sfacciataggine, mi sono seduto al tavolo con gli Etiopi. Ho parlato molto con il loro manager il quale mi faceva un sacco di domande, simpatico ma che…… Al tavolo con me non c’era colui che all’indomani avrebbe vinto la gara, ma c’era il secondo classificato, Gelana Teshome. Per contro c’era la prima donna, Dado Tufa Firehiwot. Gli ho osservati, anche alla mattina della gara e posso dire che si strafogano di tutto senza badare ad una dieta particolare priva di grassi o altre cacchiate del genere. Ma appunto loro possono; loro hanno un DNA che glielo permette!

Domenica 28.11
Diana alle 06.15! Con calma e tranquillità mi vesto e vado a fare colazione. Colazione semplice, pane bianco, marmellata e miele. Mi sono concesso un caffè ed un bicchiere di succo di arancia. Rientro in camera e mi sparo una bella doccia a modo wellness. Da qui inizio tutta la procedura per indossare la corazza in acciao inox appena forgiata. Procedura da non sbagliare visto che dovevo curare in modo particolare il gesso (pioveva!), quindi mettere prima una cosa piuttosto che l’altra poteva significare rincominciare tutto da capo! Alle 07.55 ero pronto, super incremato alle gambe (per il freddo!). Mancava soltanto il sacco verde e poi potevo uscire. Alle 08.15 lascio la camera e consegno la chiave. Metto il naso fuori dall’albergo e mi avvio verso il piazzale Michelangelo. Pioggia, freddo e vento! Peggio di così! Probabilmente l’adrenalina e la crema sulle gambe mi hanno impedito di subire il freddo. Magnifico!

Dopo aver seguito il grande biscione verde siamo arrivati alle gabbie in piazza Michelangelo. Con il freddo che faceva non sarebbe servito a nulla riscaldarsi e così alle 08.40 mi sono infilato nella gabbia, la quale si e riempita subito di gente. Credo che tutti volessero riscaldarsi stando in un gruppo compatto. Era l’unica soluzione logica da fare in quel momento. Alla pioggia c’era il buon sacco verde che provvedeva. E nenomale che c’era!

Alle 09.10 si aprono le gabbie e in 10'000 “diligentemente” (le capre avrebbero fatto di meglio e con più educazione) ci siamo spostati a corsa leggera verso il traguardo; urtandoci, sgambettandoci e scivolando sui sacchi ed indumenti lasciati sulla strada da chi ci precedeva!!!

Alle 09.18 colpo di pistola!
Avvio lento, eravamo in troppi, e dopo circa un minuto raggiungo la linea di partenza. Finalmente si parte avvio del Real Time, colpo d’occhio al Garmin il quale mi segna un 5’45” dopo pochi metri. E’ ottimo, significa che per una volta tanto non sono partito a razzo! Leggera discesa, gambe leggermente atrofizzate a causa del freddo, ma ero consapevole che procedeva tutto nella normalità visto la situazione. Quindi con calma e scioltezza ho incrementato il passo per limare metro dopo metro i 5’45”.

Primo chilometro tagliato in 4’39” di media. Il gruppone era ancora tutto attorno a me, il freddo ormai era “scomparso” ed il passo era sciolto, scorrevole. La voglia di aumentare il ritmo era tanta, ma l’obiettivo era di vincere questa gara mentalmente e non con la prestazione.

Quarto chilometro raggiunto alla media di 4’33”! In un batter d’occhio non mi sono accorto di aver raggiunto il 4° chilometro. La corsa era diventata così fluida e agile che non mi sono reso conto dei metri che macinavo. Anche il ritmo l’ho incrementato senza rendermene conto, stavo troppo a mio agio.

Al 5° chilometro primo rifornimento, un paio di sorsi d’acqua e via! Da qui ho iniziato a farmi i conti e un primo check up delle mie condizioni fisiche e mentali. Il ritmo gara stava crescendo di chilometro in chilometro, senza che me ne rendessi conto, stavo bene di gambe e di mente, quindi ho deciso di continuare così. Mentre correvo mi sono promesso che alla prima avvisaglia avrei subito rallentato e rientrato al ritmo gara prestabilito (4’35”).

Dal 5° al 10° chilometro la mente ha iniziato a fare la sciocca. Nel senso che visto che tutto procedeva per il verso giusto si è permessa il lusso di pensare che la gara fosse già stata vinta. Ormai era cosa fatta! Effettivamente stavo troppo bene in tutto, tanto che la media al chilometro era scesa fino a 4’26”. Fortunatamente ho reagito a questa distrazione, e ho rallentato il passo. Avessi continuato avrei sicuramente compromesso tutto da li a poco! Ho ricuperato la concentrazione perduta e ho continuato a correre con i piedi per terra.

Dal 10° al 15° è stato il tratto più duro mentalmente soprattutto perché correvamo senza supporto del pubblico. Eravamo da soli con i nostri pensieri in questo immenso parco delle Cascine. Qui ho tenuto il ritmo costante, scopo; riposare e correre in scioltezza.

Dal 15° al 20° siamo rientrati nella civiltà, quindi incitazione del popolo Fiorentino a manetta. In questa fase della gara correvo nel gruppone a seguito del pacemaker delle 3:15. In 5 chilometri ho visto due cadute!! E’ ridicolo!! Si correva così compatti che ci si pestava i piedi a vicenda. Ho tenuto le distanze…. Ma alla gente cosa gli frulla nella testa?! Per forza di cosa dovevono stare sotto le ascelle del pacemaker!! Come detto ho preso le distanze, non volevo essere protagonista di una caduta o la causa di una. Tra l’altro oltre al rischio di cadere finivano dentro in tutte le pozze, non avevano visibilità sulla strada e quindi lavate di piedi oltre al rischio di un storta alla caviglia!

Tra il 20° e 30° chilometro tutto procedeva come da programma. Avevo giusto un piccolo problemino sorto dopo quasi due ore di corsa al freddo. I muscoli delle gambe si stavano intorpidendo, specialmente i quadricipidi! La sensazione era identica all’affaticamento, ma più esplicita, più reattiva. Anche in questa occasione il lavoro di mente ha fatto la differenza. Ho superato questa fase senza rendermene conto. Dopo il 25° iniziavo a sentire la stanchezza e da qui in poi l’obiettivo era raggiungere i 30 perché mi ero convinto che da lì in poi ne mancavano solo 10 per la fine. Gli ultimi due gli avrei corsi per inerzia… 2km erano talmente pochi che non sarebbe stato un problema. Questo pensiero scolpito nella mente mi ha permesso di tenere il ritmo alto facendomi perdere secondi di media nell’arco di più chilometri. Già, ero entrato nella fase del calo di rendimento e me ne rendevo conto, e sono passato a correre in difesa. Attaccare non riuscivo più e quindi facevo di tutto per perdere il più lentamente possibile.

Tra il 30° e 35° stavo ancora difendendomi bene, la media era saltia a 4’33” e a differenza delle altre gare non mi sono fatto prendere dal panico. A questo punto la stanchezza iniziava a farsi sentire per bene nelle gambe, ma a 5km dalla fine non potevo assolutamente mollare. Non me lo sarei perdonato! Ho avuto anche il tempo di litigare con un runner, che mi si è messo in scia. Una prima volta mi ha toccato il piede facendomi incespicare!! Mi ha chiesto scusa. Ma dopo pochi metri rieccolo con una seconda toccatina. A questo punto mi sono girato e gli ho chiesto di piantarla e di passare!! Che gente..

40°chilometro! Varcato il segnale dei 40 ho gridato “Alla Regina!” Già perché gli ultimi due sono dedicati alla Regina d’Inghilterra. Sarà incredibile ma questi due chilometri finali sono stati i più lunghi della maratona. Contrariamente a quanto pensato in precedenza. Qui ho mollato il ritmo e a tratti acceleravo, gli ultimi 800m sono riuscito ancora a correrli a 4’28”! Ultimo tentativo per non perdere la media.

Tempo finale 3:16:18! New Personal Best! Veramente Happy!!

Nessun commento: